
I personaggi di Martin, in particolare, hanno una storia, sono caratterizzati benissimo e sono tendenzialmente melanconici, sfortunati. Questo autore non si preoccupa di non far morire suoi personaggi, senza considerare quanto i lettori si possono essere affezionati, se nell'aintreccio quell'evento doveva succedere.
Nelle "Cronache del ghiaccio e del fuoco" narra le vicende del Westeroos, un continente unificato secoli prima della saga per opera di una casata nobiliare venuta d'oltremare, i Targharyen (reduci da un disastro), grazie alla loro predominanza militare: anche se avevano pochi uomini dalla loro i tre fratelli Targaryen che attaccarono il continente cavalcavano draghi. Questa casa nobilare mantenne spesso i nobili

Anni dopo una grande rivolta andò contro i Targaryen: Arys denominato poi il folle era causa di molti soprusi, e alcuni dei lord si opposero a lui. Ormai i draghi erano estinti quindi lo scontro era ad armi pari. Da una parte i Baratheron, gli Stark, gli Arryn e i Tully, dall'altra i Targaryen, i Tyrrel e Martell, mentre i Lannister entreranno in campo solo all'ultimo momento in favore dei ribelli. I Targaryen vengono così annientati, solo due ragazzini si salveranno nelle Terre Libere: Viserys e Daenerys.


Ho finito da poco la lettura di Le Torri di Cenere, una raccolta di racconti fantascientifici scritti negli anni settanta, alcuni dei quali hanno anche vinto il premio Hugo. Lo stile dell'autore però rimane inconfondibile.
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