venerdì 3 agosto 2007

la scomparsa dei fatti

Ovvero: “si prega di abolire le notizie per non disturbare le opinioni”.

"Se ci riuniamo tutti in una stanza insonorizzata per qualche giorno, sbarrando porte e finestre, abbassando tapparelle, e tenendo spenti telefonini, radio, computer e televisori, discutendo del tempo che fa ciascuno potrà legittimamente sostenere che fuori c’è il sole, piove, nevica o grandina. Ciascuna opinione avrà la stessa autorevolezza, credibilità, dignità. Il dibattito potrebbe continuare per giorni, settimane, mesi. Almeno finché uno dei reclusi, con un colpo di mano, non deciderà di spalancare una porta o una finestra, accendere la televisione o telefonare a qualcuno. Scoprendo che sta facendo un determinato tempo, ad esempio c’è il sole, tutti dovranno prenderne atto, e da quel preciso istante nessuno può sostenere che fuori nevica, piove o grandina. Fine del dibattito e tutti a casa. Se però si riesce a ottenere che nessuno dei reclusi abbia informazioni dall’esterno, il dibattito potrebbe durare all’infinito."

Questa è una delle premesse del libro che ho letto: La scomparsa dei fatti di Marco Travaglio. Con molti esempi, citazioni, nomi e con la sua ormai assodata ironia il giornalista torinese di L’Unità, Repubblica e Micromega ci fa da guida nella giungla dell’informazione all’italiana. Ciò che più preme all’autore è l’importanza dell’informazione basata su fatti, rispetto alle opinioni (spesso menzognere o trasformate), e sui numeri (ognuno ha i suoi: quelli veri? nessuno sbatte mai in faccia quelli ufficiali). Un'analisi accurata dello stato del giornalismo in Italia, partendo da tangentopoli arrivando a calciopoli, passando per gli atti dei governi che li hanno divisi.

"Se in America il giornalismo è il cane da guardia del potere, in Italia è il cane da compagnia. O da riporto."

Consigliatissimo: buona lettura.

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