giovedì 2 agosto 2007

nuovo scenario mondiale?

Prendo un editoriale di warnews, dal "lontano" Gennaio 2007:

La Cina si sta dedicando nell'ultimo decennio al rinnovamento e alla modernizzazione del proprio esercito e le risorse incanalate in quest'obbiettivo saranno sempre più crescenti negli anni avvenire. Lo scopo è difensivo o offensivo? […]

Taiwan in primis e gli Stati Uniti non possono che trovarsi in una situazione di crescente pressione e minaccia. […] Nel frattempo la ricerca e lo sviluppo in ambito nucleare fa in modo di tenere a bada ogni eventuale iniziativa statunitense contro la Cina.

Ma la realtà così descritta potrebbe quasi apparire poco complicata, purtroppo tale non è, l'influenza e gli
interessi in gioco toccano tutta l'Asia, il Pacifico, di riflesso anche il Medio Oriente […], con nazioni quali Giappone e soprattutto India fortemente accerchiate da questa situazione di movimenti geopolitici. L'India infatti oscilla tra i corteggiamenti della Cina come degli Usa; certo è che comunque quest'ultimi non potrebbero reggere in alcun modo un asse Cina-India, in quanto entrambe dovrebbero superare economicamente e militarmente gli Stati Uniti nei prossimi quarant'anni. […]

L'Europa si trova in mezzo, con la sua sfuocata politica estera, accettando magari accomodamenti con gli stati quali Russia e Cina pur di evitare conflitti e tensioni crescenti, stati non propriamente democratici e dediti a pratiche tipiche degli stati autoritari, il primo con metodi certamente più celati. […]

Uno dei punti altrettanto fondamentali su cui ragionare sono le risorse energetiche di cui hanno bisogno sia la Cina che l'India per accompagnare la loro crescita vertiginosa, perciò la domanda che continua a rimbalzare tra gli studiosi, i giornalisti e gli analisti è: a cosa porterà una competizione talmente selvaggia tra questi nuovi colossi e gli Usa?

L'unica certezza è che l'Africa, trovandosi apparentemente all'esterno delle zone di influenza, ed essendo troppo debole, continuerà ad essere il continente di guerre civili, fame e tragedie quotidiane. Teoricamente.

In realtà la Cina si è mossa anche su questo fronte, intavolando rapporti commerciali sempre più intensi, importando petrolio (il 25% del fabbisogno interno, Angola e Sudan i paesi principali), metalli e anche prodotti agricoli (molte aziende cinesi gestiscono i mercati agricoli) esportando merci, forza lavoro e risorse tecniche. Sarebbero presenti in 49 paesi africani 700 compagnie cinesi. Il giro di affari è notevole.

La imprese occidentali non rischiano di investire in questi paesi martoriati da conflitti interni costanti e da corruzione politica, la Cina soprassede questi problemi in quanto ha bisogno di materie prime e di mercati verso i quali esportare. […] La Cina finanzia in Africa la realizzazione delle infrastrutture, linee di comunicazione ed elettriche, raffinerie petrolifere ecc... Appare chiaro che ciò non si verifica tanto per magnanimità ma per estendere la propria influenza economica e politica.[…] Le aziende cinesi vincono infatti gli appalti grazie agli aiuti governativi e allo Stato che si assume tutto il rischio di impresa, facendosi inoltre promotrice e vanto della riduzione del debito dei paesi africani, quest'ultimi perciò le favoriscono a loro volta, anche per la loro dinamicità e capacità di azione in breve tempo.

In molti accusano anche il governo cinese di dare soldi senza badare a chi vanno a finire (così ad esempio essa è stata additata di aver finanziato le forze sudanesi responsabili del genocidio in Darfur, dal Sudan del resto proviene il 60% del petrolio che la Cina preleva da tutta l'Africa). […]

La geopolitica internazionale è in fermento, bisogna capire se si tratta di aggiustamenti più o meno canonici o se c'è possibilità che si arrivi a veri e propri terremoti con la nascita di un nuovo equilibrio mondiale nel quale gli Stati Uniti degraderebbero al ruolo di comprimari, se non addirittura in posizione secondaria.

Attendiamo con impazienza che il mondo “più popolare” dell'informazione abbia il coraggio di affrontare questi temi tutt'altro che secondari rispetto al tanto sbandierato e reclamizzato terrorismo internazionale.

Nico Guzzi

Fonte: warnews

...tra venti, trenta anni, dove saremo?

Nessun commento: